Secondo il quotidiano finanziario giapponese Nikkei, tre importanti società come la Toyota, il gigante dei gas industriali Iwatani e JGC Holdings (ex Japanese Gasoline) stanno unendo le forze per produrre entro il 2025 idrogeno pulito dai rifiuti di plastica domestici e industriali.
L’idrogeno rinnovabile sarà la chiave per un mondo a emissioni zero. Ma fintanto che sarà difficile e caro produrlo da fonti green, il suo prezzo al kg rimarrà poco accessibile perdendo il vantaggio competitivo sulle fonti fossili. Per questo si stanno iniziando a esplorare alternative meno costose e più redditizie per ottenerlo. Una di queste è la plastica.
La produzione di idrogeno dai rifiuti è un concetto abbastanza nuovo ma in crescita, un processo che finora è stato principalmente appannaggio di imprese californiane, come Ways2H e SGH2.
Il Giappone, che come l’Italia non ha una importante estensione territoriale che consenta installare grandi parchi rinnovabili, né tanto meno galleggia su un mare di combustibili fossili, sta progettando di costruire una vasta economia dell’idrogeno per affrancarsi dalla dipendenza energetica. Il problema è che al momento dovrebbe importare la maggior parte del gas pagandolo a prezzo d’oro.
È stata questa la spinta che ha alimentato il cambio di prospettiva: i tre colossi giapponesi Toyota, Iwatani e JGC Holdings, che stanno puntando tutto il loro futuro sull’economia dell’idrogeno verde, hanno capito che è molto più economico produrre il gas pulito dai rifiuti plastici rispetto che dalle energie rinnovabili.
E di plastica il Paese è letteralmente soffocato, tanto che se ne producono 9,4 milioni di tonnellate ogni anno, 37 kg di rifiuti di plastica monouso per ogni cittadino nel 2019. In più aggiungiamo che il Giappone non è certo un campione del riciclo: della plastica non riciclata il 12% viene esportato, il 67% incenerito — si parla di 13 milioni di tonnellate di CO2 all’anno — e l’8% va a finire in discarica.
Le società giapponesi pianificano di polverizzare la plastica raccolta, quindi bruciarla in forni di gassificazione a bassa e alta temperatura per produrre un gas sintetico (syngas) contenente monossido di carbonio e idrogeno. Il vapore acqueo verrà quindi aggiunto al gas per aumentare la concentrazione di idrogeno, che verrà poi rimosso da un assorbitore. Il costo dell’idrogeno sarà compensato dal pagamento della raccolta differenziata.
I partner sono ora alla ricerca di un sito per un progetto dimostrativo, intanto si sono divisi compiti: JGC sarà responsabile della progettazione dell’impianto, Iwatani del trasporto dell'idrogeno, mentre Toyota Tsusho, il braccio commerciale di Toyota, sta collaborando al progetto pilota.
Il Giappone prevede di produrre il 10% della sua elettricità da idrogeno e ammoniaca entro il 2050, con 800 mila auto a celle a combustibile sulle strade, insieme a cinque milioni di impianti a idrogeno residenziali entro il 2030.