“Il futuro è aperto, dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini e donne fanno e faranno oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte”.
Per dirla con le parole di Karl Popper, uno dei maggiori esponenti della filosofia della scienza del secolo scorso, anche per le sfide ambientali, energetiche e sociali vale un’idea molto semplice: in ogni momento ci sono cose possibili e cose invece impossibili. L’ambito delle possibilità però è stupendamente grande e ci mette davanti a decisioni di importanza cruciale destinate a segnare per sempre questa epoca di passaggio, un’era che marca una discontinuità tra il paradigma energetico-ambientale del passato e quello del futuro. Stiamo vivendo una fine, ma al tempo stesso un nuovo inizio. La crisi pandemica si è rivelata un acceleratore di coscienze, un turbocompressore di idee deputate a cambiare la visione del mondo.
In questo nuovo scenario, ancora prima della politica, hanno giocato un ruolo chiave i grandi fondi di investimento, a partire da BlackRock e di seguito tutti gli altri, che hanno intravisto nel futuro sostenibile guidato dal driver ambientale, sociale (e naturalmente economico) la leva che scuoterà i mercati nei prossimi anni.
La sfida di oggi è affrontare il paradigma della “quarta rivoluzione industriale” attraverso un approccio che consenta di rendere questa transizione davvero verde ed equa, per coniugare lo sviluppo con la sostenibilità e fare della sostenibilità un’occasione di sviluppo. Si tratta di “un cambio epocale” come lo hanno definito il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani e la presidente del CNR, Maria Chiara Carrozza. «Non è mai successo nella storia di considerare l’equilibrio ambientale nello sviluppo delle tecnologie. Una grande opportunità di crescita per entrare in questa nuova rivoluzione industriale una volta guidata dall’automazione, dalla robotica e dell’intelligenza artificiale, oggi dalla transizione ecologica».
Energia, ambiente e sostenibilità sociale saranno come mai lo sono stati prima i pilastri di un’economia che guarda dritto agli obiettivi che l’Europa si è posta con il Green Deal e le Nazioni Unite con l’Agenda 2030, un’economia che sarà destinata a prosperare e convertirsi in un sistema più equo grazie al volano messo in moto dalle energie rinnovabili e dall'idrogeno verde. Da un’analisi svolta dalla International Energy Agency insieme con il Fondo Monetario Internazionale emerge che l’economia mondiale genererà nel 2050 un valore maggiore del 4% rispetto a oggi se saranno effettuati gli eco-investimenti necessari per lo sviluppo delle energie pulite. Globalmente l’occupazione subirà una crescita, registrando 14 milioni di nuovi posti di lavoro solo nel settore elettrico, a cui farà da contraltare il ricollocamento di 5 milioni di posti che andranno perduti nel carbone, oil & gas. Se circoscriviamo il fenomeno in casa e lo guardiamo più da vicino c’è da rimanere sbalorditi: le previsioni occupazionali e formative nel triennio 2021-2024 sono destinate a fare storia poiché in questi anni già il 38% delle professioni richiederà competenze in ambito energia e ambiente. Si pensi che solo nel 2018 il numero di green jobs in Italia era 3,1 milioni, il 13,4% dell’occupazione.
In questa trasformazione del mercato del lavoro e dei processi di business verso la migrazione green le imprese sono chiamate a riscrivere il loro Dna secondo le logiche di una transizione verde giocata sul bilanciamento degli assi “persone, pianeta, reddito”.
È da qui che parte la missione del Bioneer in qualità di portavoce di un cambiamento all’interno delle organizzazioni sempre più spesso in cerca non solo di “energy manager” ma di consulenti della transizione ecologica in grado di approcciare il tema energetico a 360 gradi, di valutare l’impatto dell’impresa nelle sue declinazioni ambientali, economiche e sociali, disegnando nuove politiche energetiche. Il Bioneer individua e propone interventi di efficientamento e riposizionamento dell’azienda in termini di consumo energetico e di abbattimento delle emissioni grazie all’adozione di un piano per la riduzione dei consumi e per la generazione della propria energia a partire da fonti rinnovabili.
Se l’ambiente è importante, come lo è la resilienza del tessuto sociale, al tempo stesso lo è anche l’equilibrio economico del sistema, poiché la salvaguardia ambientale di oggi rappresenta l’economia del futuro. Per questo i Bioneer dell’energia e dell’ambiente realizzano progetti di riduzione delle emissioni di CO2 modificando il modello di produzione energetica con l’utilizzo di vettori alternativi e innovativi, supportando persone e imprese nel migliore utilizzo delle risorse, incentivando lo sviluppo delle comunità energetiche locali, la generazione di energia rinnovabile, la mobilità elettrica, le logiche circolari, il riuso e il recupero degli scarti, la cogenerazione da sistemi che valorizzano i rifiuti in ottica circolare e sostenibile. La transizione ecologica verso un modello ecosostenibile va determinando infatti nuove configurazioni produttive e distributive, dando vita a filiere più flessibili che necessitano il supporto di interventi mai presi in considerazione fino ad oggi.
Il Bioneer risponde a queste necessità interdisciplinari mettendo a disposizione della crescita verde un maggiore grado di permeabilità tra competenze relazionali, tecniche e scientifiche, competenze apparentemente distanti o separate.
Dall’obiettivo di rallentare il cambiamento climatico e dalla conseguente urgenza di raggiungere il saldo zero di emissioni, sancita dagli interventi normativi e dagli incentivi economici governativi ed europei, emerge la figura del Bioneer. Perché l'unica vera battaglia che ci unisce tutti è continuare ad abitare il pianeta. Bisogna fare presto.