L’ambiente, e non solo, entra nella fonte primaria dello Stato italiano. Preserviamo e miglioriamo il capitale naturale.
di Stefano Biagiotti, docente a contratto di Economia e Politiche dell’ambiente Universitá telematica Pegaso.
Gli Articoli 9 e 41 della Costituzione italiana, con la Legge Costituzionale dell’11 febbraio 2022, n. 1, sono stati rinnovati. L’importante modifica prevede l’inserimento della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi.
Il nuovo Articolo 9 sarà così articolato:
«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».
L’Articolo 41, a seguito della modifica, avrà la seguente formula:
«L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con la utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali».
I tempi sono maturi, in Italia, per inserire tra le norme primarie il concetto di ambiente, di biodiversità, di ecosistemi e di sviluppo sostenibile?
Ci sono voluti circa 50 anni (Club di Roma, 1972) perché nella nostra Costituzione fossero inserite queste tutele, è una presa di coscienza importante da parte del legislatore; ma è così percepita anche dal “Popolo Sovrano”?
Probabilmente le nuove generazioni (millennials e Z) pensano di essere più sensibili ai problemi ambientali di coloro che invece queste battaglie le hanno fatte davvero (baby boomers e X), ma i più giovani non sono disponibili a fare sacrifici per attuare la cosiddetta transizione ecologica e questo porta ad una discrasia del sistema sociale.
Le nuove generazioni parlano di ridurre le emissioni, di cambiamenti climatici, di tutela e salvaguardia della biodiversità, ma non sono pronti a sacrificare i loro bisogni, non sono capaci a convivere con gli insetti pronubi, a mangiare frutta e verdura che presenti alla vista qualche difetto dovuto al non uso di prodotti di sintesi, non possono far meno dell’auto per recarsi a scuola e tanti altri esempi potremo fare del nostro vivere quotidiano che ostacolano la transizione ecologica.
Ben venga quindi il 9 marzo 2022, quando le modifiche costituzionali saranno vigenti, ma vengano subito anche delle azioni concrete per l’attuazione di queste previsioni normative che non rimangano solo parole.
Servirà subito una forte attività di sensibilizzazione, informazione e formazione, perché le coscienze di ognuno di noi prendano atto del grande cambiamento che la nostra Società ha deciso di fare.
Cambiamenti che dovranno riguardare i sistemi di produzione, di consumo, di vita quotidiana e di valutazione economica andando oltre al PIL. La strada tracciata è sicuramente la via maestra, ma piena di insidie che sono alla base della società attuale, insidie difficili da superare come gli interessi economici e l’indisponibilità a rinunciare ai comfort.
Le discipline che studiano l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi si basano su presupposti scientifici (con un know how acquisito dopo anni di studi e di ricerche) pertanto i temi non si possono lasciare ai dibattiti su social (un tempo si sarebbe detto da bar) il più delle volte con analisi di “pancia” senza alcun fondamento scientifico. L’aver modificato la nostra carta costituzionale è un passo importante al quale è necessario dare seguito in tempi brevi ad azioni concrete.
Desidero concludere questo mio articolo con un auspicio di riflessione, perché “non c’è più tempo”, s’inizi subito una campagna di informazione per sensibilizzare le coscienze che il capitale futuro avrà come posta più importante preservare e migliorare il “capitale naturale”.